Un miliardo e settecento milioni di euro per potenziare e convertire a fini bellici le infrastrutture portuali, aeroportuali, ferroviarie e autostradali dell’Unione europea. Il programma EU Military Mobility è stato lanciato nel 2018 con il fine di “consentire che la rete di trasporto civile possa essere utilizzata dalle forze armate per le proprie necessità”, in modo da facilitare la mobilità degli equipaggiamenti e delle truppe sia nel quadro delle missioni militari Ue e dei paesi membri, ma anche per rispondere alle richieste NATO.
Nel 2021 la Commissione ha approvato il cospicuo finanziamento a favore del programma di mobilità militare Schengen. “Con questa iniziativa garantiremo spostamenti rapidi e senza interruzioni al personale e agli assetti militari – in breve tempo e su larga scala – all’interno e fuori dell’Ue“, hanno spiegato i vertici di Bruxelles. “Sarà creata una rete ben connessa, con tempi di reazione più brevi e infrastrutture sicure e resilienti“.
Tra le priorità di intervento indicate dalla Commissione, oltre all’efficientamento militare delle infrastrutture anche il miglioramento della logistica “intelligente” e la semplificazione delle norme doganali, per facilitare le esercitazioni e il transito dei mezzi di guerra e dei beni pericolosi alle frontiere. “L’ottica è quella di supportare il coordinamento tra i rispettivi sforzi di Ue e NATO”, dichiara Bruxelles. “Inoltre si accresceranno le sinergie con i partner più stretti come Stati Uniti d’America, Canada, Norvegia e Regno Unito”. Questi ultimi sono stati integrati de facto nel programma EU Military Mobility.
L’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 ha fornito le giustificazioni per un ulteriore colpo di acceleratore agli interventi di militarizzazione delle reti trasportistiche europee. “Assicurare la velocità nei movimenti e trasporti sicuri alle forze armate è cruciale per accrescere le capacità Ue e NATO di risposta alle crisi, in particolare ora che dobbiamo fornire un supporto militare urgente all’Ucraina”, ha dichiarato Josep Borrell, a lto, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea.
Così il 10 novembre scorso è stato varato il Piano d’azione per la mobilità militare 2.0 per “far fronte al deterioramento della situazione di sicurezza dopo l’aggressione russa all’Ucraina”. Il programma EU Military Mobility del 2018 è stato rimodulato con lo scopo di incrementare ulteriormente la velocità e le capacità di spostamento delle forze armate europee “attraverso lo sviluppo di corridoi di trasporto multimodali, incluse strade, ferrovie, vie aeree, corsi d’acqua interni, nodi di interscambio e centri logistici, con infrastrutture di trasporto dual-use in grado di supportare il trasporto militare”.
Il Piano d’azione 2.0 ha una durata quinquennale (2022-2026) e si indirizza al potenziamento delle infrastrutture in modo da “rispondere al peso, alle dimensioni e alla tipologia del trasporto militare”. Maggiore enfasi viene attribuita all’armonizzazione delle norme e delle procedure nazionali e alla digitalizzazione dei processi amministrativi, mentre vengono proposte nuove misure per “rafforzare la protezione del settore trasporti dagli attacchi cyber e da altre minacce ibride e promuovere la loro resilienza climatica e sicurezza energetica”.
Il Piano per la mobilità militare 2.0 punta inoltre a identificare le possibili fragilità delle infrastrutture per il loro miglioramento e a integrare la rete di distribuzione del carburante per supportare la movimentazione delle forze armate “in tempi rapidi e su larga scala”. “Sarà promosso l’accesso alle capacità di trasporto strategico e verranno portate al massimo le sinergie con il settore civile per potenziare la mobilità dei militari specialmente per via aerea e marittima”, spiega la Comissione europea. “Inoltre rafforzeremo il dialogo con i paesi partner della regione, come ad esempio Ucraina, Moldavia e quelli dei Balcani occidentali”. Infine l’impegno a collaborare ancora più strettamente con l’Alleanza Atlantica. “Ue e NATO hanno il comune interesse a promuovere la mobilità militare e possiedono differenti strumenti a loro disposizione”, aggiunge Bruxelles. “Il nuovo Piano d’azione rafforzerà e intensificherà ulteriormente la cooperazione Ue-NATO nel campo della mobilità militare, sui principi di apertura, trasparenza, reciprocità e inclusività. Ciò assicurerà un più forte e credibile pilastro europeo alla NATO”.
La Commissione Ue punta infine a identificare i principali corridoi e hub logistici per le richieste di mobilità bellica all’interno del Trans-European Transport Network (TEN-T), la rete transeuropea dei trasporti, includendo anche le infrastrutture per il rifornimento carburanti per il trasporto militare. “Per poter avere accesso al cofinanziamento Ue, i progetti infrastrutturali dovranno essere utili sia a scopi civili che di difesa ed essere programmati in ambito TEN-T”, spiega Bruxelles.
Con l’escalation della guerra in Ucraina l’Ue ha riformulato le finalità strategiche della Rete transeuropea. Nel luglio 2022 è stata approvata una risoluzione per “costruire una connettività TEN-T affidabile, continua e di qualità elevata in tutta l’Unione europea senza interruzioni fisiche, strozzature o collegamenti mancanti”, ponendo enfasi sulla multimodalità e lo sviluppo delle infrastrutture .ferroviarie “In risposta all’impatto della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la Commissione ha adottato una proposta modificata che apporta diverse modifiche al testo iniziale”, si spiega. “La proposta riveduta invita a migliorare la connettività dell’Ucraina e della Repubblica di Moldova con l’UE mediante i corridoi di trasporto europei, che sono della massima importanza strategica per lo sviluppo di flussi di trasporto merci e passeggeri in Europa”.
Un ruolo chiave nella rete TEN-T è stato assunto dall’Italia: quattro dei nove corridoi attraversano lo stivale, il Baltico-Adriatico, lo Scandinavia-Mediterraneo, il Reno-Alpi e il Mediterraneo. Dal punto di vista geostrategico e militare è particolarmente rilevante il corridoio Mediterraneo che collega i porti della penisola iberica (Algeciras, Cartagena, Valencia, Tarragona e Barcellona) con l’Ungheria e il confine ucraino, passando per il sud della Francia, l’Italia settentrionale, la Slovenia e la Croazia.
Sono 527 i progetti in cantiere per potenziare le infrastrutture trasportistiche sull’asse Spagna-Ucraina, con investimenti per un valore di circa 98,4 miliardi di euro. “Tra i progetti trans-frontalieri va annoverata la nuova linea Torino-Lione, la cui opera principale è il nuovo tunnel di base del Moncenisio e il potenziamento del collegamento Trieste/Capodistria-Lubiana”, annotano le autorità italiane. TAV, tunnel e passanti dal devastante impatto socio-ambientale in nome e per conto del dio di tutte le guerre.
Antonio Mazzeo